Friday, 11 January 2013

CINERASMUS: In questo mondo libero/It’s a free world...



In questo mondo libero (2007) di Ken Loach


Il regista britannico sforna un altro film riguardante le condizioni sociali della classe operaia concentrandosi però, a differenza di pellicole come Riff Raff (si consiglia), sul mondo dell’immigrazione. Angie, donna dal passato burrascoso con a carico un figlio, si ritrova licenziata dall’agenzia di collocamento in cui lavora e, per rimettersi in gioco, decide di aprirne una tutta sua con la coinquilina Rose. Il mondo dell’emarginazione, del precariato e dello sfruttamento celato è descritto ancora una volta in maniera tanto reale da apparire quasi documentaristico. I problemi culturali, sociali e burocratici fanno da cornice a situazioni che ogni giorno affliggono milioni di persone in tutto il mondo, in particolar modo in quello occidentale, terra promessa di fortuna, soldi e benessere. La realtà è purtroppo un’altra e la storia di Angie rappresenta una finestra attraverso cui cogliere queste problematiche, dirette magnificamente da quello che può definirsi, per l’interesse verso il sociale e l’attenzione alle figure emarginate, il De Andrè del cinema.
Voto: 7.5




It’s a free world... (2007) by Ken Loach


The British director churns out another movie about the social conditions of the working class, focussing attention on immigration world, unlike Riff Raff (recommended). Angie, a young woman frustrated ‘cause just fired, decides to set up a her recruitment agency with her flatmate Rose. The world of marginalization, temporary employment and hidden exploitation is described in a manner so as to appear almost real documentary. The cultural, social and bureaucratic problems shown into everyday situations that afflict millions of people worldwide, especially in the West, the promised land of luck, money and well-being. The reality is unfortunately different and the story of Angie is a window through which we grasp these issues, beautifully directed by the man who can be defined, for his interest in the social and attention to marginalized figures, “the Bob Dylan of cinema”.
Vote: 7.5




ANDREA DOMENIGHINI
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