La "Comunità" dei Faraoni
I FARAONI ' sniffavano' cocaina, si facevano gli spinelli e fumavano sigarette? L' ipotesi che la droga fosse diffusa tra i notabili egizi arriva dall' università di Monaco di Baviera. Traccie di cocaina, hashish e nicotina sono stati trovati nei capelli, nelle ossa e in altri resti appartenenti a nove notabili, vissuti tra il 1070 e il 395 avanti Cristo con sofisticate tecniche di analisi chimica. La scoperta stupisce in quanto coca e tabacco sono piante del continente americano. E accende ipotesi rivoluzionarie: o gli egiziani erano riusciti a raggiungere l' America, oppure la coca e il tabacco prosperavano nell' Africa settentrionale e poi si sono estinte a causa di mutamenti climatici. Ma non si esclude un' ipotesi più imbarazzantezante: forse qualche archeologo o tecnico di laboratorio ha avuto bisogno di tirarsi un po' sù, e i reperti sono rimasti contaminati. La positività dei test anti-droga per il cannabinolo, la cocaina e la nicotina sulla mummie egiziane è stato annunciato ieri dalla professoressa Gisela Grupe, del gruppo di ricercatori dell' Università di Monaco di Baviera che ha eseguito le analisi. Gli scienziati non hanno dubbi sui risultati della analisi, ma non se la sentono di privilegiare alcuna delle possibili conclusioni deducibili dal dato. Una contaminazione recente Ricordano che la scoperta potrebbe essere la prima convalida delle teorie, peraltro molto discusse, dell' esploratore norvegese Thor Heyerdal secondo il quale gli egizi e i fenici traversarono l' Atlantico. Non nascondono però la possibilità che le mummie dei nobili egiziani siano state contaminate dopo la morte. Per la professoressa Edda Bresciani, direttrice dell' Istituto di scienze storiche del mondo antico dell' Università di Pisa, l' unica spiegazione è quella della contaminazione. "Fare analisi su pezzi di mummie, chiusi in un laboratorio, forse deve essere molto deprimente...e così, una sniffatina o una fumatina possono aiutare - dice la Bresciani - Scherzi a parte, la contaminazione è l' unica spiegazione plausibile". Spesso gli studiosi lavorano su frammenti di mummie che girano da un laboratorio all' altro, passando per centinaia di mani. Inoltre la sensibilità delle analisi chimiche e fisiche ora è elevatissima e bastano quantità infinitesime di sostanza per far scattare la positività. "L' ipotesi di uno sbarco degli egiziani o dei fenici nelle Americhe - continua la Bresciani - è molto bella. E lo è talmente che qualcuno è arrivato a fabbricare anche reperti archeologici falsi pur di sostenerla, come si dimostrarono le imbarcazioni trovate in Brasile. Vi sono delle grosse pressioni culturali e nazionalistiche su questa ipotesi che, non a caso, non perde occasione per rivivere. Alla stato attuale delle conoscenze però è da escludere: non vi una sola prova di contatti tra le antiche civiltà mediterranee e quelle precolombiane. Inoltre sono falliti tutti i tentativi di dimostrare possibile la traversata atlantica con le tecnologie di allora". ' E allora perchè gli Incas non conoscevano la ruota' Altrettanto insostenibile l' ipotesi che la coca e il tabacco fossero diffuse anche alla area mediterranea o nord africana e poi si fossero estinte. "La flora del periodo egizio è conosciuta - spiega l' egittologa - e non risulta che queste piante fossero presenti. Inoltre: se gli egizi avessero avuto a disposizione la cocaina, possibile che l' abbiano usata solo per uso voluttuario e non per quelli magici, rituali e medici? Non abbiamo testimonianze neanche per l' hashish. Questo non significa che quel popolo non amasse uscir di senno. Anzi, lo facevano spesso e volentieri. Ma con la birra e il vino, ed avevano anche una dea, Hathor, che ne impersonava gli effetti. Dedicavano poesie all' ebbrezza da alcol che paragonavano a quella dell' amore, per concludere che comunque era superiore quest' ultima. Nessun riferimento a qualunque altro stupefacente. E non perchè non lo avessero a portata di mano. Del papavero da oppio usavano i semini per aromatizzare il pane, come si usa fare ancora in tutto il mediterraneo con quelli del papavero normale". Anche per Claudio Saporetti, docente di assiriologia all' università di Pisa, la contaminazione è l' unica spiegazione. "Le prove di un contatto tra civiltà mediterranee e precolombiane continua ad affascinare talmente che non sono pochi gli studiosi che cadono in clamorosi abbagli - dice Saporetti - Ma è credibile, che se questi contatti vi fossero stati, come alcuni studiosi sottolineano con suggestive coincidenze in usi e costumi, gli Incas ignorassero ancora l' esistenza della ruota quando furono conquistati?".
Fonte: Repubblica.it
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